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Lorenzo Bonetti, non uno dei tanti

Lorenzo Bonetti è uno dei nuovi giocatori dei "Lupi". E´ molto felice di far parte della Kemas Lamipel e avrebbe firmato anche se il team biancorosso fosse rimasto in B, nel caso in cui non avesse potuto acquisire il titolo sportivo per prendere parte alla A2. Invece Bonetti si sta allenando in una Kemas Lamipel da A2 e, con lui, abbiamo scambiato qualche battuta per il raduno. Bonetti ha scritto un libro relativo ad una sua esperienza di vita non indifferente. A chi, come noi scrive, interessa sempre leggere che cosa dicono gli altri e Lorenzo ha scritto e di lui hanno pure scritto. La mamma del 27enne neobiancorosso, è la signora Rosa Gagni, la quale giocò a Bergamo in A tra gli anni Settanta e ottanta. Lorenzo ha giocato a calcio fino a 17 anni, dagli Esordienti dell´Atalanta agli Allievi nazionali dell´Albinoleffe. Fino alla stagione 2011-12 si è segnalato nel ruolo di palleggiatore e, col Bassano, ha conosciuto i "Lupi", giocandovi contro in A2. Nella stagione 2012-13, a Cisano Bergamasco in B1, il nostro cambia ruolo diventando schiacciatore, facendo poi parte della Selezione Nazionale Under 23 di Lega nel 2010. Il 13 luglio 2012 scopre la malattia: il 17 agosto la diagnosi di linfoma non Hodgkin, un tumore alle cellule al livello di inguine e addominali. Poi, nel giugno del 2013 firma il contratto con Monza e torna in campo. Nel 2016 esce il suo libro "Sotto rete". Riportiamo ora, fedelmente, su queste colonne, un articolo della Gazzetta dello Sport a firma Giulio Masperi in cui si parla dell´atleta che ha battuto il cancro e che, in quel periodo, schiacciava a Monza. La diagnosi nel 2012: linfoma non Hodgkin, quando giocava a Cantù in A2. Poi chemio, radioterapia, la guarigione, il ritorno e il contratto in A1. Tanti compagni e colleghi lo hanno aiutato fra i quali Lollo Bernardi. "Da quando il numero 13 è diventato il mio numero fortunato, e non solo di maglia, non sono più superstizioso" - dice l´atleta. Lorenzo Bonetti, schiacciatore del Vero Volley Monza, è un bergamasco tutto d´un pezzo. Audace, fin da ragazzino, quando smise i panni del talento calcistico, maturato nei vivai di Atalanta e Albinoleffe, per entrare nel volley, seguendo le orme della madre. E coraggioso: Bonetti ha lottato contro un cancro vincendo la sua battaglia. "Ho giocato a calcio fino a 17 anni, dagli Esordienti dell´Atalanta agli Allievi nazionali dell´Albinoleffe – racconta -. Ma in famiglia si masticava pallavolo. Mia mamma, Rosa Gagni, giocò a Bergamo in A, tra anni ´70 e ´80; oggi è allenatrice alla Don Felice Colleoni: a un certo punto ho cambiato sport". 
LA DIAGNOSI — Da calciatore a pallavolista, una scalata dal basso. «Primo anno in Serie D a Grassobbio, poi le giovanili dell´Olimpia Bergamo fino all´A2. Ero il secondo palleggiatore – continua Bonetti -. L´anno successivo al Sisley Treviso e poi iniziai a girare. La prima svolta a Cantù in A2, nel 2012: coach Della Rosa mi chiese di giocare in banda. Accettai, fui la sorpresa per tutti, me compreso». A quel punto arriva la seconda svolta, ben più tosta: un fulmine a ciel sereno. Durante l´estate Bonetti accusa un fastidio alla schiena e si sottopone a una risonanza magnetica. «Venerdì 13 luglio 2012 scopro la malattia. Il giorno dopo mi ricoverano per un mese in ospedale, il peggior periodo della mia vita: venerdì 17 agosto la diagnosi: Linfoma non Hodgkin, un tumore alle cellule al livello di inguine e addominali – spiega -. Una batosta. Inizio le terapie, il 13 settembre mi dicono che le cure funzionano e che mi aspettano cinque mesi di chemio e poi radioterapia. Sono stato fortunato, il fisico ha reagito molto bene». LA CHEMIO — Ricevuta la notizia, lo schiacciatore va subito al sodo. «Chiesi al dottor Rossi la gravità del problema, mi disse che avrei potuto recuperare in cinque mesi: lo considerai come un infortunio – afferma Bonetti -. Ogni lunedì un ciclo di chemio. Ho perso i capelli, ma non mi sono mai chiuso in casa. Andavo in centro, ogni tanto una birra con gli amici, anche se non avrei dovuto. È questo l´atteggiamento giusto, la forza mentale può fare molto, oggi esistono le cure per molti casi. Consiglio a chi soffre: non isolatevi, la gente può solo aiutarti quando conosce la tua situazione». MESSAGGI — Segnali d´amicizia captati in ogni direzione. «Ho scoperto quanta gente mi volesse bene. Amici e famiglia, ma anche i vecchi compagni di Treviso, i campioni e i coach: mi chiamarono tra i tanti Marco Bonitta, mio ex allenatore a Reggio Emilia, Robert Horstink, Nikolay Nikolov mi telefonò il giorno prima della semifinale olimpica – racconta -. L´sms che mi fece sobbalzare fu quello di Lorenzo Bernardi». In testa un obiettivo: tornare a giocare. Come un filo rosso ecco il numero 13. «Il 6 gennaio 2013 torno a Cisano, anche se facevo ancora la radioterapia, il palazzetto pieno di amici, sembrava una finale olimpica. Pelle d´oca – spiega -. E il 13 giugno firmai il primo contratto di A dopo il cancro, con il Vero, la mia nuova casa dove spero di rimanere altri dieci anni: il 13 è il mio numero, e lunedì scorso l´ho tatuato sul braccio in ebraico antico». Oggi Lorenzo è a Santa Croce in A2. Non è rimasto dieci anni a Monza e ha giocato altrove: può capitare. E´ un ragazzo sveglio Bonetti, capirà alla svelta i "Lupi" e questa "variegata" cittadina conciaria che lo ha accolto da pochi giorni. Diamogli il necessario tempo per ambientarsi.

Marco Lepri – Ufficio stampa "Lupi" Santa Croce